giovedì 9 maggio 2013

Paolo Bonfanti

Sarebbe ora che qualcuno consegnasse a Paolo Bonfanti un riconoscimento, una targa, un vitalizio, essendo uno dei musicisti italiani che possono vantare una gamma affascinante di soluzioni e di invenzioni, nonché di linguaggi. Gran chitarrista (basta sentire l’introduzione di Dark And Lonesome Night per farsene una ragione), raffinato ricercatore e appassionato cantante, Paolo Bonfanti non ha avuto alcun timore, nel corso degli anni, a confrontarsi con musicisti di livello assoluto, primo tra tutti Roy Rogers, e quel taglio internazionale è diventato evidente con Takin’ A Break, forse il suo disco più personale e immediato, frutto della naturalezza con cui i musicisti che lo seguono da tempo nelle sue peripezie (Roberto Bongianino alla fisarmonica e il solidissimo team ritmico di Alessandro Pelle alla batteria e Stefano Risso al basso) e di un songwriting meritevole di ogni possibile considerazione. Molto, molto rock’n’roll, e su questo non si discute: gli esperimenti etnologici, il dialetto, il cantautorato (tutti campi in cui Paolo Bonfanti si è destreggiato senza esitazioni) qui sono rimandati. Le pause sono riservate alle ballate (Nowhere Fast, splendida), ai blues (la torbida Between Me And You) mentre la slide di Paolo Bonfanti imperversa in tutto Takin’ A Break, compreso l’omaggio nascosto nella turbolenta Isolation Row. Piccolo gioco di prestigio che da solo gli vale il Grammy di HighwayItaly. (Alessandra Longo)

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