mercoledì 2 ottobre 2013

Three Seconds To Stop

Pescando in trascorsi musicali che riemergono con prepotenza, una certa predisposizione ai riff chitarristici, una ritmica serrata e monolitica, i Three Seconds To Stop alias 2TS hanno collimato con Stolen Moments una forma sonora ombrosa attorno a canzoni che hanno tutto un loro fascino. Echi di Cure, Smiths (il falsetto di Please Tell Me More), delle sfumature più cupe dei R.E.M. (Lovey Dovey sembra uscire da Document), dello Sturm und Drang sonoro dei Rage Against The Machine o degli Smashing Pumpkins (Sketches Of Pain su tutte), qualche variazione ritmica degna dei Red Hot Chili Peppers costituiscono l’essenza primordiale del suono dei 2TS, a cui la produzione di Evasio Muraro, cooptato in occasione della gestazione di Stolen Moments, ha aggiunto qualche dettaglio sonoro in più nelle chitarre acustiche e nell’evoluzione armonica delle canzoni. Singolare, da questo punto di vista, l’apporto nella stessa Stolen Moments, forse il punto più coraggioso raggiunto dai 2TS alla ricerca di una sintesi delle numerose ed evidenti influenze di cui sono composti: un convinto sovrapporsi di chitarre, che si muovono secondo percorsi ondeggianti tra il tagliente e l’accomodante, voci, con una batteria tambureggiante alle spalle a disegnare un paesaggio non dissimile da molte variazioni degli U2 e del loro produttore preferito, Daniel Lanois. Sound essenziale, ipnotico, indefinito e suggestivo almeno quanto l’artwork della copertina, quanto mai appropriato. (Eddie Spinazzi)

martedì 1 ottobre 2013

Riccardo Maffoni

Un paio d’anni fa, in fondo a una lunga e laboriosa carriera da songwriter, non priva di soddisfazioni, Riccardo Maffoni si è concesso una piccola, curiosa e molto intelligente pausa, lasciando briglia sciolta alle proprie passioni che, giudicando da 1977, ondeggiano nei giorni pari verso Springsteen e in quelli dispari verso gli Stones, con qualche piccola deviazione verso l’immancabile Van Morrison (Brown Eyed Girl) e Sam Cooke con l’inno di A Change Is Gonna Come. Gli omaggi di 1977, per quanto fedeli e precisi, sono tutt’altro che pedanti e fin dall’inizio, Riccardo Maffoni gioca a sconfinare da un perimetro all’altro, partendo ccon Beast Of Burden suonata come se fosse una canzone di The River. Da quell’immortale doppio album in bianco e nero, arriva anche You Can Look (But You Better Not Touch), scarnificata in un rock’n’roll grezzo e convincente, come se fosse stata suonata nella notte di Memphis, ed è molto bella l’idea di spiegare cosa c’è all’origine di State Trooper, recuperando i suoni cupi, metallici e gutturali dei Suicide, dimostrazione di una conoscenza del linguaggio e delle sfumature impeccabile. Lo stesso vale per la versione di You Gotta Move, una canzone che abbiamo imparato tutti da Sticky Fingers e che Riccardo Maffoni riporta in fondo laggiù nel Delta. Ottimi anche i due inediti, due affascinanti ballate che rispondono al nome di You’Re So Good To Me e Tonight I’m Here For You. Provate a riscoprirlo, ne vale la pena. (Eddie Spinazzi)