martedì 18 marzo 2014

gianCarlo Onorato

Artista poliedrico, capace di passare con colta disinvoltura dalla poesia alla pittura, dalla prosa (bellissimo il suo racconto autobiografico in ex) alla musica, gianCarlo Onorato ha trovato con Sangue bianco il suo disco più maturo e intenso. La lunga e laboriosa gestazione, dovuta ad un certosino lavoro di precisione attorno ai suoni e alle canzoni. Cinque diversi studi di registrazione, una moltitudine di musicisti, un ordito di idee e di arrangiamenti affascinante nella sua complessità rendono Sangue bianco una svolta importante nel modo di sentire e interpretare le canzoni in italiano. Non c’è nulla in comune con la banalità radiofonica o con le semplificazioni melodiche: gianCarlo Onorato è un artista che, fin dagli esordi, predilige scavare in profondità, cercando soluzioni liriche ed estetiche certo non immediate, ma sempre piene di significati e di emozioni. Sangue bianco, da questo punto di vista, è esemplare nel mostrare tutti i fuochi d’artificio di cui dispone gianCarlo Onorato: canzoni costruite attorno a un linguaggio limato parola per parola e verso dopo verso; suoni e arrangiamenti che, pur sempre in debito (come è giusto che sia) con le sue passioni musicali anglosassoni, hanno ormai una netta e distinta personalità; e, infine, quello che è più imporante, una visione complessiva chiara e precisa. Dalla minimale copertina all’ultima nota, Sangue bianco è un mondo di bellezza a parte, degno di una grande e unico artista, peraltro ormai pronto a dargli un degno seguito. (Lucia Jorio)

sabato 15 marzo 2014

Michele Anelli & Chemako

Michele Anelli è stato un pioniere sempre in anticipo sui tempi. Aveva capito la lezione springsteeniana, i temi e le storie più che la musica, prima di tutti e ne aveva riproposto con i Groovers una sua personale e convincente versione. Ha cambiato rotta, non senza un certo coraggio, ispirato dalle forme mutevoli dei Wilco e nello stesso tempo ha lavorato a lungo sulle canzoni popolari italiane, ancora una volta, qualche anno prima che diventassero d’obbligo. Quello che gli mancava era un passo che rispondesse al suo profilo e l’ha fatto collaborando con i Chemako: il sound del disco è loro, solido, compatto, elettrico, essenziale, senza fronzoli. La storia, le storie che ci sono dentro è quanto di più personale abbia prodotto Michele Anelli: dall’intensa Ballata contro il tempo a Sono sempre nei guai, una pop song più o meno perfetta, tutto lo spettro delle sue perlustrazioni sonore è ben rappresentato dall’uniforme interpretazione dei Chemako e dall’indomita volontà di mettersi di nuovo in gioco. Con canzoni che sono sentiti ritagli autobiografici (La strada di mio padre), suggestive istantanee (Lettera dal finestrino) o frammenti di vocabolari, sempre attuali, ormai digeriti a lungo (Resisterò, Uomini e polvere, Sparare cantando). Al di là dei temi, le canzoni s’incastrano una nell’altra nel definire il nuovo volto di un protagonista della musica italiana che è stato capace di non restare fermo e di rinnovarsi in modo radicale, anche dopo anni e anni di incessanti tentativi e ricerche. Non ne esistono tanti altri. (Marco Denti)

venerdì 14 marzo 2014

Andrea Parodi

Soldati è stato un un disco la cui gestazione è cominciata in modo singolare, visto che gran parte delle canzoni sono nate dal rapporto di questo giovane e promettente cantautore con la nonna, la quale ha offerto, attraverso i racconti di vita vissuta, l’idea centrale che è alla base del disco, ovvero quella di “soldati”, la cui guerra è la propria vita quotidiana. Un’idea forte e coraggiosa che Andrea Parodi ha voluto condividere con uno stuolo impressionante di ospiti e collaboratori, convocati come se il disco fosse una rappresentazione teatrale o un set cinematografico, per cui ogni canzone necessitava di particolari interpreti e caratteri. Tra gli altri, vanno ricordati i marchigiani The Gang, la milanese Laura Fedele, il collega e amico fiorentino Massimiliano Larocca, ma anche l’americano Jono Manson e l’argentina Suni Paz coinvolti a vario titolo nell’elaborata costruzione delle strutture sonore del disco. Sarebbe riduttivo però considerare Andrea Parodi soltanto il regista di un articolato complesso di collaborazioni e ospiti: la sua voce e la sua chitarra, ma soprattutto la sua sconfinata passione per il rock’n’roll e nello stesso tempo per la canzone d’autore, solo gli elementi che tessono e organizzano una trama minuziosa e variopinta, dove le canzoni costituiscono i tasselli di una visione molto più ampia. Raro esempio di una visione condivisa e aperta alle sorprese, Soldati è un piccolo gioiello che merita di essere riscoperto perché ha segnato una bella deviazione nella storia della musica italiana. (Stefano Hourria)

giovedì 6 marzo 2014

Little Angel & The Bonecrashers

La presentazione ufficiale di Little Angel & The Bonecrashers non è tanto da cercare nell’insieme di J.A.B., peraltro un altro ottimo esempio di quanto il rock’n’roll sia stato compreso anche in quel sonnolento e ingrigito paese quale è l’Italia, quanto nella sincera Just Another Band (e a questo livello la sincerità è tutto). Basta una canzone per capirsi: Little Angel & The Bonecrashers macinano rock’n’roll e country & western  con una continua sovrapposizione delle voci e delle chitarre e con un bello spirito di gruppo, sempre attento ai livelli della birra non meno dei volumi degli amplificatori. Non a caso, come se le chitarre non bastassero mai (ne hanno ben tre in squadra), per finire J.A.B. hanno convocato anche Davide Buffoli, un altro rock’n’roll heart come ce ne sono pochi in Italia. Infine, li distingue un tocco particolare nel songwriting che da Harry’s Wife a Poor John ha sempre un certo riguardo per il dettaglio della canzone, cosa che ad occhio e croce hanno imparato tanto da Johnny Cash quanto dal Bruce Springsteen di The River. Un’altra importante fonte d’ispirazione deve essere Neil Young e infatti Troubles Everyday suona massiccia, rumorosa e convinta come se l’avessero pescata da Ragged Glory. Volendo, una conclusione che si stacca un po’ dal resto di J.A.B., tracciando un confine per l’immediato e mandando un segnale per il futuro. Come dire: okay, siamo solo un’altra rock’n’roll band sulla strada, ma intanto ci facciamo sentire più che possiamo. Non c’è altro modo. (Marco Denti)